Corso di storia della scienza: Cori 1896

Gerty Cori 1896

Gerty Theresa Cori (1896–1957)
La donna che trasformò la biochimica

Nata il 15 agosto 1896 a Praga, allora cuore pulsante dell’Impero Austro-Ungarico, Gerty Theresa Cori (nata Radnitz) crebbe in un ambiente colto ma non privo di ostacoli per una giovane donna che aspirava a intraprendere la carriera scientifica. Fin da bambina mostrò una curiosità intellettuale fuori dal comune e un amore per la conoscenza che non vennero mai meno, neppure quando le convenzioni sociali e le barriere culturali cercavano di porle dei limiti.

Scelse di studiare medicina presso l’Università tedesca di Praga, un percorso non scontato per una donna agli inizi del Novecento. Qui non solo ottenne il dottorato nel 1920, ma incontrò anche Carl Ferdinand Cori, giovane studente animato dalla stessa passione per la ricerca. Il loro legame, che divenne presto un matrimonio, fu anche una straordinaria alleanza scientifica: due menti affini, unite da un’instancabile sete di conoscenza, destinate a rivoluzionare la biochimica.

Dall’Europa all’America — una sfida e una rinascita

Nel 1922, i coniugi Cori decisero di lasciare l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti, attratti dalle possibilità offerte dalla ricerca oltreoceano e in fuga dalle crescenti tensioni del vecchio continente. Trovarono inizialmente impiego presso l’Università di Buffalo, per poi approdare, qualche anno più tardi, all’Università di Washington a St. Louis, dove avrebbero condotto i loro studi più celebri.

Il loro percorso non fu privo di difficoltà: Gerty dovette affrontare discriminazioni di genere che rendevano arduo il riconoscimento del suo lavoro indipendente. Spesso considerata semplicemente come “l’assistente” del marito, dovette faticare più di molti colleghi uomini per affermare la propria statura di scienziata. Ma la forza del suo talento e la tenacia della sua ricerca finirono per imporsi, scardinando pregiudizi e aprendo nuove strade per le donne nella scienza.

Il ciclo di Cori — la danza invisibile dell’energia

Il contributo più rivoluzionario dei Cori riguarda lo studio del metabolismo dei carboidrati, in particolare il meccanismo attraverso il quale il glucosio, carburante fondamentale per le cellule, viene trasformato, accumulato e poi nuovamente reso disponibile per l’organismo.

Attraverso anni di esperimenti, la coppia scoprì e descrisse quello che sarebbe passato alla storia come ciclo di Cori: il processo biochimico che regola la conversione tra glucosio e glicogeno, la forma di riserva dell’energia nel corpo. Grazie a questo ciclo, i muscoli possono ottenere energia rapidamente durante lo sforzo, mentre il fegato interviene a ristabilire l’equilibrio metabolico. Era come svelare il meccanismo nascosto di una danza invisibile che mantiene in vita l’organismo umano.

Questa scoperta non fu solo un trionfo scientifico, ma aprì le porte a nuovi approcci nello studio del metabolismo e delle malattie correlate, dal diabete alle disfunzioni muscolari.

Il Nobel e la consacrazione

Nel 1947, Gerty Cori divenne la prima donna a ricevere il Premio Nobel per la Medicina, condiviso con Carl Cori e Bernardo Houssay. Non fu soltanto un riconoscimento ai risultati ottenuti, ma anche una svolta epocale: per la prima volta, la comunità scientifica internazionale tributava a una donna un onore che fino a quel momento sembrava prerogativa esclusivamente maschile.

La sua vittoria ebbe un valore simbolico immenso: non era solo una scienziata che aveva scoperto un meccanismo chiave della vita, ma un modello per tutte le donne che, in laboratori e università, cercavano di farsi strada in un mondo che spesso le voleva ai margini.

L’ultima lotta e l’eredità

Gli anni della maturità furono segnati da una malattia implacabile: la leucemia, che la condusse alla morte il 26 ottobre 1957, a soli 61 anni. Nonostante il dolore e le difficoltà, Gerty continuò a lavorare fino agli ultimi mesi, dimostrando una dedizione assoluta alla scienza e alla missione di comprendere i segreti della vita.

Il suo lascito non si misura soltanto nelle scoperte scientifiche, ma anche nel coraggio di aver abbattuto barriere invisibili, mostrando che la genialità e la determinazione non hanno genere. Oggi, il nome di Gerty Cori è inscritto nella storia come pioniera della biochimica, ma anche come simbolo di emancipazione, tenacia e amore per la conoscenza.


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