Corso di storia della scienza: Levi-Montalcini 1909
Rita Levi-Montalcini 1909

Rita Levi-Montalcini:scienza, impegno e eredità intellettuale
Introduzione
Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012) rappresenta una delle figure più eminenti della scienza del Novecento. La sua traiettoria biografica si colloca al crocevia tra ricerca neurobiologica, impegno civile e riflessione filosofica sul ruolo della conoscenza. La scoperta del Nerve Growth Factor (NGF), che le valse il Premio Nobel per la fisiologia o la medicina nel 1986, non solo costituì un contributo rivoluzionario allo studio del sistema nervoso, ma segnò anche il passaggio verso una concezione dinamica e plastica della vita neuronale.
Accanto al suo lavoro scientifico, Levi-Montalcini ha incarnato una figura pubblica capace di unire il rigore della ricerca con la responsabilità sociale, fino a divenire senatrice a vita della Repubblica Italiana nel 2001.
Formazione e primi anni
Dopo la laurea in medicina presso l’Università di Torino (1936), sotto la guida dell’istologo Giuseppe Levi, Levi-Montalcini si avvicinò allo studio del sistema nervoso, ambito allora ancora in fase pionieristica¹. L’impatto delle leggi razziali fasciste del 1938, che la esclusero dal mondo accademico, non interruppe la sua attività: allestì infatti un laboratorio domestico dove proseguì le ricerche sulla neurobiologia dello sviluppo².
Questa fase, segnata dall’emarginazione, appare paradigmatica per comprendere la resilienza della scienziata e la capacità di trasformare la marginalità in occasione di creatività scientifica.
L’esperienza americana e la scoperta dell’NGF
Il trasferimento nel 1947 alla Washington University di St. Louis segnò l’inizio di un percorso di ricerca che la condusse, insieme al biochimico Stanley Cohen, all’identificazione dell’NGF (1951–1952). L’NGF si rivelò una proteina fondamentale nel regolare differenziazione, tropismo e trofismo dei neuroni del sistema nervoso centrale e periferico³.
La portata teorica della scoperta è duplice:
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confutò l’idea che il sistema nervoso fosse rigidamente determinato a livello genetico, aprendo alla nozione di plasticità neuronale⁴;
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inaugurò un nuovo campo di studi sulle relazioni tra molecole segnale e architettura neuronale, con ricadute sulla comprensione di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson⁵.
Il conferimento del Premio Nobel (1986) sancì la rilevanza internazionale della sua scoperta e rafforzò la collaborazione tra neuroscienze, biologia molecolare e medicina clinica⁶.
L’impegno scientifico e istituzionale
Terminato l’insegnamento stabile alla Washington University nel 1977, Levi-Montalcini tornò in Italia, proseguendo l’attività di ricerca al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Parallelamente, promosse la divulgazione e la riorganizzazione delle istituzioni scientifiche: fu presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana (1993–1998) e nel 2005 fondò l’European Brain Research Institute (EBRI), volto a promuovere ricerche interdisciplinari sulle neuroscienze⁷.
Il suo impegno non fu limitato alla scienza: nel 2001 il Presidente Carlo Azeglio Ciampi la nominò senatrice a vita, riconoscendo i suoi meriti nel campo della conoscenza e della società civile⁸.
Il pensiero filosofico e il ruolo delle donne
Accanto alla produzione scientifica, Levi-Montalcini elaborò riflessioni sulla condizione femminile e sul rapporto tra scienza e società. In opere come L’altra parte del mondo (2009), scritta con Giuseppina Tripodi, sottolineò l’apporto peculiare che le donne possono offrire al progresso sociale, promuovendo un modello inclusivo e pluralistico⁹.
Questa dimensione teorica la colloca nel solco di una scienza intesa non solo come pratica sperimentale, ma come atto etico-politico, in grado di contribuire alla trasformazione culturale.
Eredità e riconoscimenti
Levi-Montalcini ricevette nel corso della sua vita numerosi riconoscimenti internazionali: fu la prima donna ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze (1974), socia dell’Accademia Nazionale dei Lincei (1976), della National Academy of Sciences statunitense e della Royal Society britannica. In Italia ricevette il Premio Antonio Feltrinelli per le scienze mediche (1969)¹⁰.
Oltre alla sua eredità accademica, la sua figura rimane simbolo di resilienza intellettuale, avendo saputo coniugare rigore scientifico e impegno sociale in un secolo segnato da discriminazioni, guerre e rivoluzioni scientifiche.
Conclusione
La vita e l’opera di Rita Levi-Montalcini rappresentano un paradigma del legame tra scienza, etica e cittadinanza. La scoperta dell’NGF ha mutato radicalmente la neurobiologia, ma il suo lascito più profondo risiede nella testimonianza che la ricerca scientifica, pur nata in condizioni di marginalità e precarietà, può trasformarsi in strumento di emancipazione collettiva e di progresso umano.
Bibliografia
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Fedi, R. (2013). Rita Levi-Montalcini. Una donna libera. Roma: Carocci.
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Levi-Montalcini, R. (1988). In Praise of Imperfection: My Life and Work. New York: Basic Books.
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Cohen, S., & Levi-Montalcini, R. (1957). A Nerve Growth-Stimulating Factor Isolated from Sarcomas 37 and 180. Proceedings of the National Academy of Sciences, 42(11), 571–574.
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Mazzarello, P. (2010). La lezione di Rita Levi-Montalcini. Bologna: Il Mulino.
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Levi-Montalcini, R. (2009). Cronologia di una scoperta. Milano: Baldini Castoldi Dalai.
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Nobel Foundation. (1986). The Nobel Prize in Physiology or Medicine 1986: Rita Levi-Montalcini and Stanley Cohen. Stockholm: Nobel Foundation.
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Levi-Montalcini, R., & Tripodi, G. (2009). L’altra parte del mondo. Milano: Baldini Castoldi Dalai.
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Enciclopedia Italiana. (2000). Nerve Growth Factor: i precedenti scientifici. In VI Appendice. Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana.
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Levi-Montalcini, R. (1998). In Baltimore, D., Dulbecco, R., Jacob, F., & Levi-Montalcini, R. (a cura di). Frontiere della vita. Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana.
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Accademia Nazionale dei Lincei. (1969). Premio Feltrinelli per le scienze mediche a Rita Levi-Montalcini. Roma: Lincei.
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